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Fede ed educazione

Educare “al”, o educare “il”?

Educo a qualche cosa che è esterno a me.

Educo “il”: qualche facoltà che è interna a me.

Il bambino non è educato a respirare. Già, infatti, respira di suo. Però si può educare il respiro, come avviene nello yoga o nel training autogeno.

Così non si educa al mangiare, ma si può educare il mangiare, per esempio con la dieta o perfino con il galateo.

Spesso, troppo spesso, odo la frase: ”I bambini devono essere educati alla fede”. In realtà la fede accompagna l’esistenza umana fin dal primo istante.
Perciò è necessario educare “la” fede.

Gesù dava per scontato che la fede è un dato presente nell’uomo. Tant’è vero, che rimprovera chi non rivolge la fede verso di lui, ma la deteriora rivolgendola alla Legge o alle interpretazioni interessate della Legge.

Gesù presuppone la fede, perché presuppone la creatura incompleta e debole, bisognosa di un appoggio sicuro, incrollabile: Dio. Gesù è Dio, che è entrato nella persona di un uomo. Perciò Gesù reclama la fede in Lui. Non per vantarsi di essere onorato, ma per sorreggere la nostra debolezza di creature. Chiede la fede per amore, non per vanità. Egli, uomo dei dolori che sperimenta il patire, è conscio di essere la forza di Dio nel mondo.

Quando è presente nel mondo, dà completezza al potenziale di fede umana. Desta e attiva una fede già presente nella creatura per elevare la fede che si rivolge alle creature (pur necessarie per vivere questa vita) alla fede in Dio attraverso la creatura che è Lui.

Gesù ama stanare dall’ombra, quella fede riservata a Dio, ma che spesso resta inattiva e soffocata.         

GCM 26.11.12