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Fratelli e amici   2 

Gesù aveva fratelli naturali, ossia parenti, fratelli in coloro che fa-cevano la volontà di Dio, e vantava amici, in particolare nel “discepolo che Gesù amava”.

Fratelli e amici non sono l’identica realtà. Anche i fratelli possono diventare amici, ma l’amicizia si attua su basi di affinità, non necessa-riamente di consanguineità, anzi… non per nulla si è perfino detto “fratelli coltelli”.

L’amicizia richiede una cointuizione e un sentire assieme. So-prattutto se il sentire assieme riguarda Gesù, la sua persona, la sua o-pera, la sua parola.

Intuire in armonia, conoscere in armonia, vibrare in armonia.
Nelle comunità religiose, dove la fratellanza è presupposta (dalle regole comuni?), dove anche la fraternità dovrebbe basarsi su Gesù e sul suo Vangelo, si trova anche l’amicizia, quella almeno descritta dall’autore latino nel “De amicitia”?

Prima domanda cruciale: esiste nei conventi quel “fratelli coltelli” oppure ne è del tutto bandito grazie alla mancanza di invidia e di ottusità?

Supposto che tale fratellanza sia bandita (Voltaire non ne era convinto), si trova anche amicizia? È soltanto nell’amicizia che, alimen-tata dallo Spirito Santo, le persone si uniscono, o almeno alcune persone si uniscono? Luigi Gonzaga sembra non esserne convinto se gli si at-tribuisce la frase: “Maxima poenitentia vita communis”.

C’è un test, che può indicare la presenza dell’amicizia. Alla morte di un confratello, si sente di essere stati lasciati da un vero amico?

21.02.19