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Vivere

Guardo un bambino, che riceve un dono da una persona, cui lui è affezionato. Qualunque dono, anche una semplice bambola di stoffa.
Quel dono non ha un valore in sé, ma attraverso quel dono, il bambino sente il valore affettivo della persona che ha donato.
La nostra vita è un dono: non ce la siamo procurata noi.
Non so per quale motivo i miei genitori mi hanno procreato, però sono sicuro che Dio Padre ha voluto attuare la sua paternità soave e santa, attraverso i miei genitori.

Io vivo, la mia vita è un dono di Dio, dal quale dono non posso staccarmi, e di esso sono geloso.
Il bambino non sa staccarsi dal dono ricevuto, se lo porta appresso, dorme con esso.
Io non solo non oso staccarmi dal dono, ma non mi riesce staccarmene.
“La vita è bella”: ci rammentava R. Benigni. È bella perché viene da Dio ed è destinata a non estinguersi (comunque la pensino i poveri suicidi), ma a trasformarsi in vita eterna.

Vedo sempre più significativa e valida la prima preghiera del mattino, che, nella mia infanzia m’hanno suggerito i genitori: “Ti ringrazio …”
Anche oggi a ogni mio risveglio – compreso quello che segue la pennichella – mi esce spontaneo il ringraziamento a mio Padre.
Vivere è bello, soprattutto perché è semplicemente “vivere”.
Nel vivere si concentrano la luce di Dio, l’aria, il cibo, il movimento, tutto è dono di vita. E, in quanto vita, tutto è partecipazione al Dio vivo, e al nostro Gesù, che si è dichiarato “vita”.

28.07.19