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In Gesù si prega

La preghiera non consiste nell’inventare chissà quali pensieri da comunicare a Dio, altrimenti si resta muti davanti a Dio, e si fa brutta figura (sì, ma ai nostri occhi vanitosi). Gesù aveva pur assicurato: “Il Padre conosce ciò di cui abbisognate, prima ancora che Glielo chiediate”.
La preghiera è il semplice accorgerci che Dio è con noi, e che noi stiamo con Lui. Le formule, suggerite anche dalla liturgia oppure inventate da noi, non sono da rifiutare, ma da accogliere come indicazione a ciò che sta esprimendo il cuore nostro, della Chiesa e del mondo.

Alcuni addirittura ci suggeriscono di intendere come preghiera continua quel detto di Paolo: “Offrite a Dio le vostre vite (corpi)”. La vita è preghiera, anche perché il vivere è gloria di Dio e, quindi, continuo ringraziamento a lui.
La vita stessa, vissuta semplicemente, è preghiera. Dove c’è Gesù, ivi si attua sempre la preghiera al Padre, perché Gesù fa sempre la volontà del Padre. Fare la volontà del Padre è essere nel Padre, perché il Padre non è diviso tra sé e la propria volontà.

Essere in Gesù è preghiera.
E come si può riflettere su Gesù, che si trova in noi? Quando lui dice che ciò che facciamo all’ultimo lo facciamo a lui, può significare anche che il povero è già invocazione a Dio? E, perciò, beneficare il fratello è anche preghiera al Padre?
Non riesco a capire. Però se Gesù è nell’universo, Gesù è ovunque, e Gesù è preghiera. Incontrare Gesù nel fratello è un modo di entrare nella preghiera.

18.05.19