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Dio tenero  5

In S. Luca, le beatitudini sono personalizzate e seguite da alcuni “guai”.
Mentre in S. Matteo la prima beatitudine, per esempio, è impersonale (Beati i poveri), in S. Luca è personalizzata: “Beati voi!”. Gesù non proclama una proposizione di principio, ma parla con qualcuno presente: “Beati voi, poveri”.
La stessa verità annunciata solennemente da un parte, e confidata a persone concrete dall’altra.

Lo stesso maestro quasi cattedratico che si siede per insegnare, è il consolatore diretto dei poveri. E così degli affamati, dei piangenti, ecc.
Non solo annuncio sicuro e autorevole, ma persona che avvicina e conforta: “Beati voi!”.
Gli esegeti diranno qualche cosa in più sulle differenze. Io sento semplicemente come la verità mi raggiunge.
In Luca il “Beati voi” è seguito da un “Guai a voi!”.

Minaccia o avvertimento sofferto? In italiano il guai è diventato “ahi”. Quando esprimiamo una pena per noi stessi, viene usato l’”Ahimé!”.
Non è minaccia, ma costatazione dolorosa il primo “guai!”.
“Guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra ricompensa!”. Una costatazione cordiale, che indica il pericolo della perdita della speranza.
Sopra la gioia per i poveri “perché vostro è [presente] il Regno di Dio”. Sotto l’amarezza per i ricchi, che s’accontentano della loro ricchezza, arrischiando quindi di perdere il Regno di Dio.

Nelle beatitudini e nei guai di Luca sentiamo il sentimento di Gesù, interessato a rafforzare i poveri, e ad avvertire i ricchi. Questo vale anche per la società opulenta?

29.07.19