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Rapina e dono

Gesù ha tollerato una rapina.

La donna, affetta da lunga metrorragia, di nascosto ruba energia a Gesù, ignaro e non consenziente.

Tocca il lembo del manto di Gesù, e da quell’orlo rapisce guarigione.

Gesù se ne accorge. Ma ormai la sottrazione era stata compiuta. Tuttavia egli vuol conoscere il reo: “Chi mi ha toccato?”.

Tutti coloro che stavano con lui e si accalcavano, l’avevano toccato. L’inchiesta, se affidata agli apostoli, sarebbe durata a lungo. Gesù guarda attorno “per conoscere chi l’aveva toccato”.

La donna allora si svela. La rapina si trasforma in dialogo, perché in quel tocco s’era infilato un particolare: la fede!

Se già durante la vita terrena di Gesù, egli era una centrale di energia benefica, tanto che bastava toccarla per esserene influenzati, quanto più ora, che la sua persona non patisce i limiti di un corpo caduco!

Gesù è a disposizione di chi vuole toccarlo, e il suo donarsi non è mai inconsapevole.

“Questo è il mio corpo, dato per voi”: sono le sue parole, mentre offre il pane santificato ai suoi intimi. Il suo corpo è consegnato ai suoi. La centrale energetica della sua vita sta nelle mani e nella bocca di chi lo mangia.

Non una rapina, ma lo spalancare i cancelli, affinché tutti liberamente entrino.

Il corpo dato per noi. La risurrezione! La risurrezione è il corpo vivente di Gesù dato a noi.

Sembra che molti di noi si scoprano ladri, se approfittano del dono; non riflettono sul suo “dato per voi”.

Ma quanta fede e quanta necessità di toccarlo nell’Eucarestia, troviamo ancora tra di noi?

GCM 01.02.11, pubblicato 24.04.11