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Gioia pasquale

Periodo pasquale, periodo del martellamemnto liturgico e spirituale dell’annuncio di Gesù Risorto. Quasi per spaccare la dura cervice di noi che ci reputiamo credenti, eppure ancora non crediamo, ossia non ci affidiamo completamente al Risorto e alla nostra risurrezione.

Il credere alla Risurrezione di Gesù e non alla nostra risurrezione, è un credere alla Risurrezione incompleto. Infatti noi siamo unica realtà con Gesù. Staccare noi da Gesù, si riduce a non credere totalmente a Gesù, a scindere l’unica realtà (uccidendola) che Gesù ha stabilito nel mondo.

L’insistenza martellante su Gesù Risorto e sulla nostra risurrezione occupa un sesto dell’anno liturgico. I quaranta giorni della quaresima sono più facilmente digeribili, perché si rivolgono alla semplice costatazione della nostra responsabilità e dei nostri errori.

Il breve periodo natalizio, ci conduce a ricordare la tenerezza e il mandorlato della nostra infanzia.

Ma la invisibilità della Risurrezione, realtà inedita, sfida il nostro abbandonarci all’azione dello Spirito Santo. E quindi ci obbliga a un pregare inconsueto: il pregare della gioia, alimentata solamente dalla fede.

Certamente il nostro gioire per Gesù Risorto, basato sulla fede che si fonda sull’esperienza delle cinquecento persone che hanno visto il fatto, sarebbe un gioire riflesso, se il Risorto fosse confinato a venti secoli or sono. Ma il nostro gioire è basato sul presente. Il presente di Gesù Eucaristia. Il presente dell’esperienza dei santi. Il presente della nostra esperienza, quando ci abbandoniamo alla semplice contemplazione in Gesù.

GCM 02.05.11, pubblicato 09.09.11