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La vita in Gesù

Oggi noi viviamo, perché tu, Gesù, sei vivo.

La tua vita risorta ci sta contagiando di serenità e di speranza. Ci accompagna verso il futuro, sempre più lucente, man mano la vita procede verso la vita. Forse scambiamo troppo frequentemente e tristemente la morte con la morte, la morte con il nulla. Il nulla ci attrae, tanto che rischia di diventare il nostro culto.

La risurrezione ci sgrava dal culto della morte. Culto che si avvale dell’egoismo, della ferocia, dell’orgia dei sensi. Perfino l’amore si riduce al disprezzo reale del corpo nostro o degli altri.

Il culto della morte si è inserito in ogni lembo della vita: guerra e gozzoviglia, scambio e chiusura, lettura e informazione. Li diciamo thriller e sono tentacoli di morte.

E’ vero quello che esclama Paolo: “Chi mi libererà da questo corpo di morte?”.

Accanto a questa frase Paolo ci aiuta a dire: “Chi mi può staccare dall’amore di Cristo?”.

Amore e morte, morte e vita che duellano, come canta la sequenza pasquale della nostra liturgia.

Nulla ci stacca da Gesù, perché Gesù non sa staccarsi da noi. Gesù è risorto per vivere la gloria del Padre. Gloria di Dio è l’uomo vivente, l’uomo, quindi, che deve vivere, destinato alla vita, alla vita eterna, custodito nel tempo (nel frigorifero del tempo!) per giungere alla vita eterna.

Nulla ci divide da Gesù, neppure il peccato, che noi commettiamo tentando di separarci da lui. Lui è fedele e non smette di amare, e perciò ha esigenza che Pietro e noi lo amiamo senza sottrarci al suo amore, anche se spesso la nostra debolezza ci attanaglia.

GCM 24.04.11, pubblicato 21.09.11