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Pedagogia d’amore

    Una lezione di pedagogia per il nostro avvicinarci a Gesù, la troviamo nel Vangelo di S.Giovanni, quando riferisce la terza manifestazione di Gesù Risorto ai discepoli.

    Il primo passo consiste nell’accorgerci di Gesù, nel ravvisare la sua persona. Infatti i discepoli, con a capo Pietro, si recano al lago per pescare: si riprende la consuetudine. Gesù si presenta sulla riva. Giovanni lo riconosce: “E’ il Signore!”. Lo riconoscono anche gli altri, che non gli chiedono: “Chi sei tu?”.

    IL secondo passo è la familiarità con lui. Gesù fa da cuoco, preparando pane e pesce arrosto. Però desidera che al suo dono, si uniscano anche i pesci appena pescati. La fatica dei pescatori si unisce al dono di Gesù. Quindi fanno colazione assieme. E’ ricostituita l’unione del gruppo, ed è siglata dalla familiarità del cibare assieme.

    Il terzo passo, dopo il riconoscimento e l’essere entrati nella familiarità, è il passo dell’amore.

    Infatti “dopo aver mangiato” Gesù si rivolge a Pietro: “Mi ami?”. La familiarità se non conduce all’amore, si arresta sul piano della mera convivenza. L’amore è l’arrivo necessario della convivenza, se si vuol evitare lo sbranarsi a vicenda. La convivenza o è abbraccio oppure è urto.
Gesù interroga Pietro sull’amore.

    Pietro è titubante e risponde con un “Ti voglio bene”. Egli non era certo di amare, dopo la caduta in casa  di Caifa.

    Gesù insiste:”Mi ami?” e Pietro ripete :”Ti voglio bene”. Alla fine Gesù, quasi per incoraggiare Pietro, ponendosi sul suo livello, gli chiede: ”Mi vuoi bene?”. E Pietro si scioglie. E si affida tutto a Gesù: l’affidarsi completamente è amore.

    GCM 23.04.07