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Vita nuova

E’ sempre vero che le traduzioni tradiscono il testo, ma trasformare un’affermazione in una esortazione è una svista importante.

Ho sotto gli occhi un testo della lettera di S. Paolo agli Efesini. Non mi fermo sulla non sicurezza del recapito “agli Efesini”. Leggo il capitolo quarto.

Nella traduzione italiana ufficiale per i cattolici trovo scritto: “Vi dico dunque e  vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i gentili con i loro folli pensieri, ecc.”.

Nel testo originale, accettato da tutta la critica, si legge: “Dunque dico e attesto nel Signore questo: che voi non camminate più, come anche i pagani camminano nella vacuità della loro mente”.

Chiaramente Paolo afferma (“dico”) e testimonia (“attesto”), addirittura chiamando a proprio testimone il Signore. E’ la dichiarazione di una situazione chiara: voi non siete più come i pagani. Paolo, prima di iniziare a impartire norme di comportamento, richiama la realtà dei convertiti. Questa è la vostra nuova condizione di credenti, se realmente avete imparato da Gesù, dopo averlo ascoltato.

Un’affermazione chiara (“dico” che regge una proposizione oggettiva) di che cosa è diventato il pagano, venuto alla fede cristiana. E’ un richiamo autorevole a prendere coscienza del suo nuovo essere, il quale comporta una condotta (“camminare”) in armonia con l’essere stesso.

Il cristiano non è come i pagani, “diventati insensibili” alla realtà profonda del vivere non estraniati alla stessa vita di Dio. Il nuovo statuto esistenziale lo porta lontano dalla “vacuità” e domestico di Dio.

GCM 27.06.08