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Gesù sceglie

Gesù “sul monte” (sinonimo di preghiera) chiamò i discepoli, ne scelse dodici, e li “chiamò” (incarico conferito) apostoli. Collaboratori. Però volle che stessero con lui (ossia che frequentassero il maestro, come usava nella scuola di allora) e che poi andassero a predicare e a superare gli spiriti immondi.

Ognuno di questi elementi ha un significato per Gesù e per noi.

Il contesto di ciò che Gesù compie, è la preghiera, il restare “sul monte”. La chiamata non avviene in una situazione di propaganda pubblicitaria, ma in un’atmosfera di preghiera. Dio opera sempre, ma elettivamente nella preghiera: l’hanno percepito i santi.

Gesù non accetta chi si offre. L’episodio del ricco e quello dell’indemoniato guarito ne sono esempi. Invece Gesù sceglie “chi vuole”. In noi è più importante l’accoglienza, che la nostra scelta.

Il primo motivo della sua scelta è “stare con lui”. Apprendere quotidianamente dalla sua quotidianità. La permanenza con Gesù, non il tocca-e-fuggi domenicale, quando lo si vuole o lo si decide.

Stare con lui, per apprendere dalla sua vita e dalla sua parola.

Tra i dodici vi è anche il pubblicano Matteo, il violento zelota, il traditore Giuda, i boanerghes fuori di testa che non sanno di che spirito è Gesù. Perché? Lui è venuto per i peccatori, e attaverso i peccatori, che si trasformano al contatto giornaliero con lui, vuole salvare altri peccatori. Ecco la chiesa: casta meretrix. Vuol salvare i suoi peccatori collaboranti, tentando fino all’ultimo.

“Amico” dice a Giuda proprio alla fine.

GCM 21.01.11, pubblicato 03.04.11