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Comodità e verità

Al termine del discorso sul pane di vita, come è riferito dal Vangelo di Giovanni, molte persone, o quasi tutte, se ne andarono. Gesù aveva detto la verità, e la gente lo abbandonò. Rimase con  lui fino a che le faceva comodo (miracoli, pane, guarigioni). Poi quando lui disse la verità, si dileguò.

E’ l’esperienza continua di ogni persona che si esprime con chiarezza. Fino a che le sue parole fanno comodo, restano. Quando poi viene detta la verità, allora si avvera quel “veritas odium parit”: la verità genera l’odio.

Pochi rimangono vicini. I pochi con Gesù: “Volete andarvene anche voi?”. E’ la provocazione di Gesù ai dodici. Ma Pietro, pur essendo ancora grezzo nella fede, risponde: “E dove andare? Solo tu hai parole che mostrano la vita eterna”.

La fedeltà dopo la verità, è il segno del vero incontro e dell’autentica amicizia.

Una verità, che talvolta non disturbi, non è verità. La verità è per lanciare in avanti, per far uscire dal già acquisito, per farci correre verso l’escatologia.

La verità, che è in noi, è in continua crescita, se non ci ubriachiamo o non siamo affetti dall’Alzheimer. La verità che ci raggiunge da Dio, pur essendo eterna, cresce in noi con il nostro sviluppare la meditazione e la preghiera.

Ogni giorno, se siamo abituati a leggere il Vangelo oppure a partecipare alla messa, della verità scopriamo sfaccettature nuove. Nuove anche perché la nostra sete di oggi non è più la sete di ieri. Nulla della parola di Dio è già acquisito definitivamente: sfortunate le persone che dicono “ il catechismo? l’ho già imparato da piccolo”.

Anche questo è  un  affermare: “Le tue parole, Signore, sono troppo dure”.                                                       

GCM 08.11.10, pubblicato 03.01.11