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Vangelo e amore

Gesù usava spesso le parabole. Esse erano la scorza del mistero. Purtroppo molte persone lodano la bellezza della parabole, le ammirano, ne scoprono la bellezza estetica, e si fermano lì.

Perfino le favole di Rodari e di Fedro riescono a far penetrare l’intuizione delle persone oltre la favola stessa.

Dopo aver annunciato una parabola, in privato (“da soli” dice Matteo)  Gesù sviluppa l’ascolto della parabola.
Mentre la maggior parte della gente se ne va, i dodici e altre persone si fermano per approfondire la parabola della Parola seminata.

Gesù spiega i molteplici atteggiamenti nell’ascoltarla.

Per la nostra salvezza è necessario accogliere la parabola, aprendo il nostro cuore, affinché la parola di Gesù penetri e trasformi la nostra vita.

Il primo movimento che in noi la Parola stimola è la riconoscenza. Prima ancora di comprenderla, è bello e gioioso esprimere la riconoscenza a Gesù, che ci parla.

Ringraziandolo, scopriamo che lui ci parla, perché ci ama. Quindi ancor prima di capire quello che lui ci dice (la profondità della sua parola è inesauribile), noi intuiamo e scopriamo il suo amore. Autentico, profondo.

Assodata la certezza del suo amore per noi, l’ascolto di quanto ci dice è intenso. Nasce in noi la fame della sua parola, perché nella sua parola troviamo lui stesso.

Leggere o ascoltare Gesù che ci parla, è introdurci in un incontro di amore: ogni sua espressione è accolta con gioia, perché in ogni espressione incontriamo il suo amore e la sua Persona.

Ecco perché siamo assetati di Vangelo.

GCM 26.01.11, pubblicato 10.03.11