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Preghiera

Come preghiamo?
     Gli apostoli chiedono a Gesù un insegnamento sulla preghiera. Gesù li accontenta. Gesù accontenta sempre chi lo cerca. Egli si adatta perfino ai diffidenti e gli viene incontro: così fece con il diffidente Tommaso, al quale mostrò mani e costato. Egli non teme la nostra diffidenza, perché è sicuro del fatto suo.

Gesù quindi risponde alla richiesta degli apostoli. E ne fiorisce il Padre nostro.
     Gesù sottolinea, prima di tutto la familiarità con Dio: Padre. L'ambiente familiare è l'atmosfera della preghiera, sia per non esibirsi (prega nella tua stanza), sia per aprire il cuore.

Le persone che hanno acquisito l'ambiente familiare della preghiera, quando si aprono alla preghiera, si aprono sorridendo: "finalmente riprendo il contatto con te, papà". La preghiera è soprattutto una semplice, quasi birichina, presa di contatto con il papà. "Lui e io ci comprendiamo: lui sa che gli voglio bene, che mi piace stare con lui, che la mia vita è serena e si rasserena appena mi accorgo di essere nelle sue braccia e di respirare il suo Spirito".

Il pregare sorridendo è la preghiera del figlio.
Purtroppo nel pregare noi possiamo cadere in due altri atteggiamenti: il broncio e l'indifferenza.
     Il broncio perché "mi tocca pregare". E' la preghiera del dovere, del rito, della paura di essere castigati se non preghiamo. E' preghiera di schiavi, non di figli. La preghiera di chi scalpita per le messe troppo lunghe.

L'indifferenza è la preghiera delle formule ripetute, che si pronunciano senza pensare, senza accorgersi della bellezza di ciò che si sta facendo: una preghiera ebete.

Quando si prega guardiamoci allo specchio. Abbiamo un volto sorridente da figli, un volto triste da schiavi, un volto ebete da indifferenti?

GCM 21.04.04