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Verità, che cos’è?

Gesù e Pilato sono distanti e su due piani. A Pilato interessa capire se Gesù è re, ossia un capo-popolo, che trama contro l’imperatore. La politica imbeve le sue idee e il suo operare, che, essendo un politico, non può comprendere la verità, e troppo frequentemente si oppone alla verità.

Alla domanda di Pilato: “Sei tu re?”, Gesù ribatte: “Lo dici tu che io sono re”. Gesù oppone alla politica di Pilato, la propria missione di affermatore della verità. Lui, Gesù, che non solo si era dichiarato per la verità, ma si era proposto come verità, non poteva visceralmente porsi sul piano dei politici. Egli non poteva usare i compromessi, più o meno diplomatici, tanto cari e necessari ai politici.

Gesù non poteva essere un re, perché ripugnava al suo cuore, al suo corpo. E noi, da tanto tempo (almeno un secolo) continuiamo a offendere Gesù, chiamandolo “Cristo Re”. E lo chiamiamo così, anzi lo festeggiamo così, senza fremere di sdegno verso coloro che ci impongono di chiamarlo così.
Povero Gesù frainteso!

Gesù oppone la verità sia alla politica di Pilato sia alla religione di Caifa. La verità è altro dalla politica e dalla religione. Invece, politici e religiosi vogliono sottomettere Gesù alle proprie mire. Un Cristo verità, strumentalizzato ad essere autorità politica e religiosa.

Gesù non si è mai adeguato alle loro mire, tanto è vero che religiosi e politici (classi clericali e non limpidamente laiche), si sono accordati per eliminarlo.

Pilato, senza accorgersene, conferma la sua estraneità alla  verità, quando chiede: “Che cosa è la verità?”. Per un Romano, impantanato nelle cose concrete, nelle menzogne politiche, era impossibile concepire l’astrattezza di quella strana cosa che si chiamava “verità”.

Solo Pilato e Caifa? No: anche tutti noi ci sentiamo lontani e perfino nemici della verità... e ci illudiamo di essere Cristiani! 

GCM 18.11.12