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Essere accanto

Nel Vangelo una frase mi ha spesso fatto riflettere. La traduzione italiana corrente suona: “Prese con sé”. Scelgo due episodi della vita di Gesù, in cui gli evangelisti annotano questo invito di Gesù: la Trasfigurazione e il Gethsemani.

Gesù si rivolge a Pietro, a Giacomo e a Giovanni per invitarli. A me sembra che Gesù non intenda avere soltanto compagnia. Il testo originale usa il presente di “paralambàno”. Il verbo indica  un “prendere accanto”. Non evoca l’idea della semplice compagnia, ma quello di partecipazione, tant’è vero che il testo dice: ”prese accanto (parà) Pietro, Giacomo e Giovanni”. E’ più che la compagnia di persone solo presenti: è coinvolgerle nella propria esperienza.

Nell’episodio della Trasfigurazione, è espressa bene l’idea di una comunione esperienziale, quando “una nube li avvolse”. Tutti avvolti nella stessa nube. E, per la mentalità ebraica, la nube è sinonimo della presenza di quel Dio che cavalca sulle nubi, e che riempie, come nube, il tempio costruito da Salomone.

Un unico abbraccio per Gesù. Mosè, Elia, Pietro, Giacomo e Giovanni.

Anche nel Gethsemani Gesù vuole partecipi, accanto, i tre che egli invita. I tre si addormentano mentre Gesù patisce. Gesù li vuole accanto, per vegliare con lui. Perciò li desta; li vuole partecipi. Presenti erano già, anche dormendo. Gesù non vuole presenza, ma partecipazione: “Restate svegli con me”. La richiesta è chiara, esplicita.

Essere accanto a Gesù, non soltanto essere dei suoi. E, per tenerci accanto, lui entra in noi come Eucarestia.

GCM 12.10.12