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Gesù fratello

“Andate ad annunciare ai miei fratelli che si rechino in Galilea, e là mi vedranno” (Mt 28,10 ).

“Chi compie la volontà del Padre, è mio fratello, sorella e madre” (Mt 12,50).

“Gesù non si vergogna a chiamarli fratelli” (Eb 2,11).

“Va’ dai miei fratelli e di’ loro...” (Gv 20,17).

Siamo fratelli in Gesù. Fratelli davvero.

S. Francesco univa due vocaboli: il fratello Signore.

Gesù nostro fratello, al quale confidare ciò che noi viviamo. Sicuri della sua comprensione, perché anch’egli provò le stesse nostre difficoltà. Quando lo sentiamo fratello, si intenerisce il nostro cuore, e ci troviamo abbracciati a lui. Dolcemente. E capiti e guardati con affetto. Tutto, con lui fratello si fa più luminoso, più facile, più familiare. Il cielo è la nostra casa, perché è la sua casa, la casa del Padre, che abbraccia i figli.

Passare al Padre, attraverso la fratellanza con Gesù, rende facile l’approccio.

Però il ricordo di Gesù nostro fratello è stato completamente dimenticato nelle nostre preghiere, anche in quelle indicate per la liturgia. Gesù è ricordato insistentemente come “Signore”. Egli è con noi figlio del Padre e fratello nostro. Or bene egli è ricordato come Signore e Figlio del Padre. Ma non si ha il coraggio di ricordarlo come nostro fratello, caro fratello.

C’è quasi un riguardo imbarazzato di avvicinarlo a noi. Lui non si è vergognato di chiamarci suoi fratelli. E noi invece ci vergogniamo di chiamarlo fratello.
Sembra disdicevole avvicinare Gesù alla nostra povera condizione umana. Eppure lui, tramite Maria, ha scelto di essere nostro fratello... senza vergognarsene.                    

GCM 25.01.13