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Giornata storta

Gesù ha avuto qualche giornata storta, oppure è stato sempre impassibile come un grande filosofo greco, o un saggio indù?

Leggiamo Marco.

Gesù passa la notte a Betania, probabilmente dorme all’aperto. Il mattino si incammina verso Gerusalemme, probabilmente a stomaco vuoto. Per strada vede una pianta di fichi, e spera di trovarne uno. Niente. Addirittura, non era stagione di fichi. Risultato, certamente non calmo, è che maledice il fico.

Arriva a Gerusalemmme, entra nel tempio. Altra parte della giornata a luna storta. Gesù si arrabbia (seconda arrabbiatura) perché trova il tempio lordato di mercanti e vede gente muoversi di qua e di là. Allora, certo non cortesemente, rovescia tavoli, scaccia uomini e animali, fa una baraonda: se questa non è rabbia, non so che cos’altro possa essere.

Giornata evidentemente storta.

S’aggiunga il buon senso dei sacerdoti e degli scribi, che si sentono profondamente offesi dal comportamento di Gesù, e decidono semplicemente di eliminarlo.

Ma ecco emergere dal buio di questa nera situazione, una luce. La rabbia nasce dallo zelo per la casa di Dio. Gesù sa che la casa di Dio, non può trasformarsi da luogo di preghiera a mercato. Quindi anche la sua luna storta si incanala nella volontà di Dio. Il fico maledetto e isterilito, diventa occasione per confermare la fede e la preghiera con fede e di fede.

La giornata storta, si raddrizza nell’inalvearsi dentro la percezione e la volontà di Dio, e dentro l’urgenza liberatrice della preghiera di fede.

GCM 01.06.12