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Il Padre ci bada

Nei Vangeli ci imbattiamo in molte persone, che domandano grazia a Gesù. Questo ricorda anche quello che Gesù insegnò circa l’insistenza della preghiera, portando anche l’esempio di quella donna petulante che si rivolge al giudice.
Gesù ascolta, si commuove, aiuta.
Inoltre ci sono anche episodi, che riportano Gesù che benefica, quantunque non invocato. Infatti esiste un’invocazione che non può o non sa diventare parola, ma è iscritta semplicemente nell’esistenza.

Gesù si trova presso la piscina delle pecore, piscina delle guarigioni. Giace colà un paralitico di lunga data. Gesù gli si accosta e chiede: “Vuoi guarire?”. L’iniziativa muove da Gesù.
Gesù vede transitare un funerale. Gesù ebbe compassione per la madre vedova del giovane morto. Disse: “Non piangere!”. S’accostò alla bara: “Giovane, te lo comando: alzati!”. La morte si trasformò in festa.
Gesù legge i cuori, i desideri, le necessità. Perciò ci affidiamo totalmente a lui, alla sua sensibilità.

Ricordo ancora una frase pronunciata da una giovane, decine di anni or sono: “Nessuno mi bada”.
Gesù ci bada. Il Padre, caro e amorevole, ci bada. Per ricordare questa cura di Dio, da piccoli ci avevano assicurato la presenza dell’Angelo custode, anche perché i catechisti non sapevano spiegare come un Padre potesse badare ai miliardi di figli.
Gesù ci bada. Perciò la nostra preghiera preferisce la riconoscenza, il ringraziamento. La canzone: io non sono solo, anche quando sono solo. “Voi mi lascerete solo, ma io non sono solo”: disse Gesù.
Anche le dolorose sterzate della vita, fanno parte della provvidenza del Padre.

03.08.19