Dalla idolatria alla fede
Per noi, che crediamo nel Padre e in Gesù, la scienza e la tecnica ci offrono nuovi incentivi a lodare e a ringraziare Dio Creatore per le meraviglie da lui create e dalla scienza svelate. Gesù è la rivelazione della Trinità. La scienza è quasi la rivelazione del Creatore. Crediamo in Dio grazie anche alla tecnica. Eppure la tecnica corre il pericolo di costituire la idolatria del presente, se è elevata all’ultima risposta alle domande sul creato. Gli dei dell’antichità, costituivano spesso la risposta dei fenomeni naturali. Che il sole sorgesse o tramontasse, era un fenomeno spiegabile all’influsso di una divinità, Fetonte o Ra, che fosse. Anche i fenomeni personali, per esempio l’amore, erano dovuti all’influsso di un dio o di una dea. Nella mitologia gli dei servivano per dare una qualche risposta alla misteriosità dei fenomeni. Oggi, soprattutto dopo il ‘600 (Galileo o Bacone), tutti ci rivolgiamo alla scienza, o alla conseguente tecnica, per avere risposte soddisfacenti ai fenomeni esterni o interni che ci sollecitano. Il pericolo di idolatria presente consiste proprio nell’attribuire alla tecnica l’ultima risposta, e nutrire la speranza che essa governi totalmente il mondo (anche i terremoti?). Il credente è quello che S. Paolo indica nella sua “Lettera ai Romani”. Oltre le bellezze e la “ragionevolezza e logicità” dei fenomeni, sa assumere, per grazia di Dio, uno sguardo d’insieme più vasto e più alto. 04.05.19
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