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Formula e parola

Una delle conversioni, alle quali ci conduce lo Spirito Santo, è quella del felice passaggio dalla formula alla parola.

Me ne accorgo, mentre faccio messa con un gruppo di persone. Noi, per dono dello Spirito di Dio, ci accorgiamo del significato e del senso che posseggono le parole che stiamo pronunciando. Quando diciamo che “il Signore è con voi, e con il tuo spirito”, sappiamo e viviamo la realtà di Dio, che è presente, e si accende in noi l’accorgerci degli altri e della reale presenza di Dio con noi. Cioè mastichiamo lentamente le formule, che ci vengono indicate.

Una volta prendevamo le espressioni come semplici formule, per esempio, introduttive. Formula simile al “Buon giorno” detta alla persona che per caso incontriamo, senza pensare davvero al bene della persona incontrata. È una formula gentile, nulla di più, né un augurio, né un cordiale interessamento al bene di quella persona. È formula, non parola sentita e vissuta.

Di questo tipo sciocco sono zeppe purtroppo le nostre messe. Molte formule inanellate le une alle altre, senza fermarci sul senso di ciò che stiamo dicendo. Il prete mi dice: “Il Signore con te” e io ho in antipatia quel prete, che lo manderei in quel paese, eppure gli rispondo (falsamente): “E con te”. Forse mi scusa il fatto che non capisco la frase: “E con il tuo spirito!”. Quale è il suo spirito? Forse l’angelo custode? Forse la barzelletta spiritosa che lui ha raccontato?

La prima e più significativa e santificatrice delle nostre liturgie è passare dalla formula alla parola.

        02.02.16