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Annunciatori

Certamente la misericordia di Dio è immensa, anche nel comunicarci la sua parola. Durante la casa di Dio, formata, non da una costruzione, ma da un gruppo compatto nella fede comune, c’è anche un tempo dedicato alla cosiddetta “Liturgia della Parola”. Evidentemente non si tratta di un rito, ma di un ascolto della voce di Dio, trasmessa tramite una profezia declamata (se lo spazio è ampio), o comunque comunicata a voce.

A questo punto si rivela un lato della misericordia di Dio. Egli, pur di rivelarsi ulteriormente, si serve della voce e del cuore, di alcune povere creature come siamo noi. Pur di raggiungere gli uomini, si serve di uomini, per quanto peccatori. È enorme bontà.

Non so se tutti coloro che proclamano (non leggono!) l’annuncio di Dio hanno coscienza della propria umiltà e del dono di Dio. Certamente dire al prossimo ciò che Dio vuole, non è inezia!

Alcuni tremano durante la proclamazione per paura di non riuscirci, mentre dovrebbero tremare di gioia, sentendo la mano di Dio su di sé. Alcuni fanno una lettura fiapa (come dice Bacchelli): quegli stessi, che quando declamano l’Alfieri, o Ungaretti, si esaltano e immettono nella voce l’arte più significativa del dire.

Proclamano un Dio da cantina, e non sentono di indicare il Dio di gloria. Il profeta invitava a gridare, mentre qualcuno, mentre legge impreparato, tenta di capire il senso delle parole. Quanta misericordia di Dio sprecata! Non c’è coscienza di essere i corifei di Dio!

Evidentemente non occorre seguire lezioni di dizione, ma entrare nel credere nella bontà di Dio.

21.03.16