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Liberazione

Alcune persone soffrono da vecchie per i peccati commessi in gioventù. Il salmo: “Signore, non ricordare i miei peccati di gioventù”. Spesso il ricordo dei peccati giovanili costituisce un tormento. Nel tormento: “Dio mi avrà perdonato?”

La domanda potrebbe anche trasformarsi in un dubbio sulla misericordia di Dio. Possiamo non entrare nell’ombra di questo dubbio tormentoso, con una semplice provvidenziale separazione tra l’opera di Dio e le reazioni psichiche. Ricordo sempre la saggezza del detto popolare: “Dio perdona sempre, la natura non sempre”.

La fede ci assicura del perdono di Dio misericordioso; la natura, con i suoi difficili risvolti psichici, non sempre cancella i rimorsi. Rimorsi che ingigantiscono, quando sono istillati dal perfezionismo. La natura del superbo produce fiori di rimorsi. Però i rimorsi (i dispetti contro noi stessi per aver agito stupidamente) non indicano che Dio, debitamente invocato anche tramite il sacramento della riconciliazione, non abbia perdonato, ma che noi non ci siamo perdonati. La faccenda si sviluppa in casa nostra, non in casa di Dio, che in Gesù ci ha donato se stesso, Spirito Santo, per la remissione dei peccati.

Lo scrupolo e il rimorso, una volta perdonati da Dio, attestano che noi non ci siamo perdonati. Allora la nostra umile preghiera al Padre, non è tanto quella che Lui ci perdoni (il che non è mai da scartare), ma quella che Lui ci doni la forza di perdonarci e di vivere la nostra serenità in Lui.

La difficoltà a perdonare non sta in Dio, ma in noi, che sfuggiamo l’autoperdono.

09.02.16