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Preghiera universale  

Dal pregare pagano al pregare cristiano. Tutto s’aggira sulla “qualità” del Padre. Un Padre, Dio-con-noi in Gesù, o un Padre fuori di noi, in sé onnipotente, giudice, distaccato. L’incarnazione di Gesù decide sul superamento sia dell’atteggiamento ebraico (sacerdotale e sinagogale), che pagano davanti alla divinità. Purtroppo dopo la purificazione del pregare indotto da Gesù (in spirito e verità), lentamente si sono infiltrate nel nostro pregare modalità sinagogali e pagane.

Io resto sempre interdetto nel pregare, imposto dai liturgisti di molti tempi, quando dico a mio Padre “ricordati”. Mi stona dentro il cuore, e subito dico al Padre: “Scusami, perché ti sto trattando male!”. Infatti mi è sempre presente che lui, il Padre, si ricorda sempre di me, anche quando io mi scordo di lui.

Forse inserendo nel contesto della preghiera cristiana, modalità pagane ed ebraiche, si vuol sottolineare la universalità della preghiera. Sono un concedermi ai “piccoli” e agli “emarginati”; ma posso ugualmente stare con loro, da cristiano, da chi è certo di essere, a tutti gli effetti, figlio del Padre.

Preghiera al Padre in nome di tutti è posizione della Chiesa, non soltanto nelle preghiere “universali” del Venerdì Santo. Io, come corpo di Gesù Salvatore “degli uomini” sono sempre, con lui, davanti al Padre per intercedere con Gesù per tutti. Una delle gioie che genera la preghiera è quella di sapere e di vivere una preghiera allargata al mondo. La Chiesa non è ristretta dentro di sé, ma è il mezzo più universale per essere espansa nel cosmo!

10.03.15