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Eucarestia stimolo alla festa 

Proprio l’”eucharistein” fonda ed esprime l’autentico linguaggio liturgico della Chiesa dell’inizio. Eucarestia come entusiasmo, il ringraziamento come cifra dei cristiani che si radunavano a cena nel ricordo del Risorto.

Perché ringraziamento? Perché era tradizione ebraica, passata alle comunità delle origini, e perché Gesù stesso iniziava il suo rivolgersi al Padre: “Ti ringrazio, Padre, perché…”. È il senso della “beracha” (benedizione) diffuso tra gli ebrei e tra i cristiani delle origini.

Ringraziare fin dall’inizio è indice di una partecipazione affettiva, che sorgeva dalla riconoscenza. Si sa che si è riconoscenti per aver gustato un bene, non per esprimere il risultato freddo di una logica: ho avuto un bene, quindi ho l’obbligo di ringraziare.

Le liturgie domestiche dei cristiani hanno continuato per lungo tempo e sono state le uniche liturgie dell’inizio: una azione nel gruppo, in casa (più tardi nei titoli, ossia nella case capienti), un raduno familiare. Tra conoscenti, che si vivevano fratelli in Gesù.

Non sempre era fissato un giorno stabilito; quando decidevano di incontrarsi per i cristiani era festa, la festa del ringraziamento. Ossia: non era l’Eucarestia che si faceva in un giorno di festa, ma l’Eucarestia era la festa. Tanto più che non in tutto l’impero romano era in vigore il tempo scandito per sette. La settimana si è fatta sentire sotto l’influsso ebraico-cristiano.

Però nei raduni eucaristici, lentamente, si è inserito il simposion (brindisi) dentro il pasto comune (pane). Così si è specificata meglio la presenza del pane e del vino.

28.09.16