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Fuggire (1)

“Riconosciamo i nostri peccati”.

Questa appare come una formula assegnata al principio di ogni messa, e sfuggita bellamente dalla maggior parte della gente, che si diverte ad arrivare in ritardo.

Ritardo: quindi poca importanza attribuita alla messa, e noia al posto della gioia nel concorrere al raduno della messa, dove è la fucina della nostra pace.

L’inizio della pace è Gesù, il “Principe della pace”. L’inizio nostro per accogliere la pace di Gesù, è il riconoscere i nostri peccati, ossia un minimo di umiltà nel vedere, innanzitutto, e nell’ammettere poi, di aver peccato. Ossia la forma più elementare di umiltà.

Davanti ai nostri errori di solito si assumono tre atteggiamenti.

  1. Il semplice riconoscerli e confessarli a Dio, affidandoci alle sue braccia, che sanno accogliere e donare pace. E’ il metodo indicato (prescritto?) da Gesù, quello che genera serenità e riconoscenza umile al Padre.
  2. Evitare di imbatterci con la responsabilità di ammettere gli errori e di correggerli. E’ il metodo che ricorre a una serie infinita di mezzi: vino, droga, divertimento, razionalizzazione (arrampicarci sugli specchi per convincerci di non aver peccato), viaggi, sesso, ecc. Dimenticare, cioè, il peccato, immergendoci in esso: un bagno nel peccato.
  3. La fuga più grave si attua nella pazzia o nel suicidio. La pazzia è una costruzione di chi rifiuta di essere se stesso, per non affrontare l’impegno di vivere. Essa è sorella del suicidio. Un po’ di umiltà farebbe evitare suicidi e pazzie.

GCM 12.08.05