La dignità
Ogni uomo va rispettato, perché è un valore, anzi un
valore primario. Questa è la posizione di molti statuti nazionali e
della carta dell’ONU.
E’ una posizione riguardevole. La vita umana è base
di diritti e di dignità. Poi gli uomini creano le eccezioni: l’uomo
ancora nella fase di feto non va rispettato, l’uomo reso debole dal suo
declinare, non occorre sia rispettato. Così si creano le “leggi”
sull’aborto e sull’eutanasia.
Questa delle feroci eccezioni è una legge che
ricorda le parole di Gesù, quando contestava il divorzio: “E’ per la
durezza delle vostre teste, che Mosè legiferò circa la possibilità del
divorzio!”. Durezza di teste, che contrasta sempre contro le esigenze
del cuore.
Basta la vita a fondare la dignità dell’uomo? Oppure
la vita umana, a sua volta, è un derivato da un’altra realtà, da
un’altra fonte?
Decretiamo noi che l’uomo deve avere una dignità,
oppure semplicemente riconosciamo che egli è “degno”? La carta dei
diritti dell’uomo riconosce o stabilisce?
La risposta viene in parte dalla filosofia, e
completamente dalla fede. Infatti abbiamo dignità, proprio perché
ragioniamo. Soprattutto abbiamo dignità perché crediamo.
Non è il credere in se stesso che ci rende degni o
dignitosi. Ma il credere che la nostra dignità è creata da Dio, in
quanto ci ha fatti figli. La natura fonda la nostra dignità, proprio
perché la natura è fondata su Dio, creatore dell’uomo.
Pieni di dignità perché pieni di divinità.
A causa del Verbo ogni realtà è stata fatta. A causa sua noi siamo uomini, figli di Dio!
GCM 18.04.05
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