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Pittura e spiritualità 3

Gesù è il Verbo, ossia il Logos progettuale eterno, che si fa presente e tangibile proprio dentro il realizzarsi delle cose progettate: infatti si fa carne. La sua carne è rivelazione.
Dio nessuno l'ha visto; ma il suo Figlio ce lo narra. Gesù, perciò, afferma: "Chi vede me, vede il Padre". La sua concretezza fisica è la manifestazione, cioè la rivelazione del Padre, che pure rimane una presenza invisibile.

Gesù non arresta il suo amore e la sua funzione dentro di lui, ma coinvolge tutti nella propria opera e nel proprio onore. Perciò l'uomo, nello svilupparsi, è rivelazione. Egli svela il proprio mistero prima a sé (fasi genetiche) e poi al mondo.

Il mistero umano è intriso dello Spirito di Dio. L'uomo, svelandosi, svela lo Spirito.
Il progresso umano procede verso lo svelamento totale, quando, alla morte-risurrezione, finalmente vedrà Dio, e, vedendo Dio, scoprirà finalmente se stesso e il mondo.
In questo infinito e progressivo dipanarsi e svolgersi di una continua rivelazione, che fa capo a Dio, e che rifluisce nella luce di Dio (alfa e omega), si innesta l'opera pittorica.

Infatti la pittura è svelamento, prima di tutto, dell'intimo sentire profondo del pittore: il sé che affiora.
Ma il pittore non è un'isola, per quanto possa vivere isolato. Egli raccoglie in sé, le istanze della vita, che sente scorrere nel mondo.
Tintoretto influisce su Vedova. La controriforma influisce su Tiziano, sull'ultimo Tiziano appassionato. Heidegger si trova in sintonia con le teorie dello jedermann. Il Veneto impregna i pittori della propria atmosfera...

GCM 27.01.05