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Giustizia

Manzoni, se non vado errato (debbo porre questo inciso, perché anche le verità più ovvie e consolidate ieri, oggi paiono barcollare), nacque a Milano. A Milano si accorse di quel complesso di uomini e di cose, che chiamiamo giustizia.

Oggi la giustizia è stata soppiantata dalla magistratura, che fa o crea la giustizia, applicando alle azioni umane le regole create dalle leggi, leggi create dagli uomini.

Qualcuno vorrebbe ridurre i magistrati e sostituirli con un computer, come si fa per la scelta degli arbitri o il calendario delle partite di calcio. Ossia, si prepara un programma, che contempli tutti i casi di reato, e quando si deve giudicare un delitto, è sufficiente caricare i dati nel computer, che indicherà la sentenza.

Così si eviterà di incontrarci con una infinità di teste e di pareri (giurisdizione). Allora non ci imbatteremo più in giudici di pace, di primo o di quarto livello, in magistrature democratiche o indipendenti, in giudici corrotti, comunisti, collusi, e - ultima trovata - talebani.

Per far giustizia l’unica via sarebbe quella di far piazza pulita dei giudici.

Eppure la razza dei giudici ha una storia infinita. Perfino Ponzio Pilato era un giudice. Anche gli accusatori della casta Susanna erano giudici. Sembra proprio che i giudici siano una malattia inguaribile, un cancro eterno della convivenza umana. E’ ben vero che se non ci fossero i delitti, non si avrebbe bisogno di giudici. Ma i delitti sono uno sport collaudato, da Caino in poi. Sfuggirli è già causa di sospetto verso chi rifiuta i delitti e i giudici.

Forse è bene ricordare che un tale, di onestà a tutta prova, aveva avocato a sé ogni giudizio, e a suo Figlio aveva indicato di affermare :
“Non giudicate”. Se i giudici si riferissero a quel tale, per aggiustare la propria coscienza prima di giudicare, potrebbero collaborare con  la giustizia dell’Unico Giusto.              

 GCM 28.02.10  pubblicato 12.06.10