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Culle deserte

Dalle nude statistiche si ricava che metà famiglie  italiane non hanno figli.

I commenti, uditi alla radio, sono di tipo economico: un figlio costa ottocento euro al mese. Non ho udito altri commenti. Eppure forse si può riflettere su qualche piccolo particolare.

1 - Per caso, non entra nel computo di avere un solo figlio, o nessuno, anche l’egoismo, che vuole evitare gli eventuali e necessari doni di prestazioni, di cure, di affetto? In altre parole, è solamente una preoccupazione per il denaro, e la preoccupazione per il denaro può essere dettata dall’ambizione e dalla cupidigia?

2 - Come mai, se si tratta di soldi, le famiglie più ricche, normalmente, oggi e nel passato, hanno avuto meno figli delle famiglie più povere (proletariato, appunto!)?

3 - Come mai famiglie di pari reddito hanno un numero diverso di figli? Da zero a quattro e più?

4 - Perché il numero dei figli spaventa i genitori, che, da vecchi, rimpiangono l’abbandono, in cui sono lasciati dalla società? E non si rimproverano, loro stessi, di aver abbandonato la società, da giovani, privandola delle forze di ricambio?

Sì, credo sia agevole ammettere che la deserticazione delle culle, non sia solo un fatto economico, anche se molto considerato in una società col culto del PIL.

E’ nel cuore dell’uomo, più che nelle sue tasche, che deve essere visto ogni fenomeno umano. Tutto nasce dal cuore dell’uomo, anche la sua crudeltà.

Al cuore dell’uomo Gesù mirava, anche quando partiva da eventi umani: “Credete che i morti ammazzati nel crollo di una torre siano più peccatori di altri? Ma se non vi convertirete, morirete tutti”

GCM 23.03.10  - Pubblicato 07.06.10