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Giornalismo tossico

Ieri il papa ha puntualizzato l’incidenza negativa, che il giornalismo esercita nella gente. Il giornalismo, scritto, parlato, visivo, sembra sfruconare volentieri nella melma, ammorbando la società. Per fortuna non tutto il giornalismo, ma quello più urlato e sostenuto da certe lobbies.

I miei quattro ascoltatori da tempo mi hanno sentito denunciare questo pesante inconveniente. Il risultato: il giornale si guardava bene dal riferire le cose che mi toccano.

Invece il papa è d’accordo con me, a questo riguardo, e io sono d’accordo con il papa. E poi tutti e due siamo d’accordo con Gesù.

Al giornalismo si abbina la pubblicità, che certo non è sempre un esempio di castità e di morigeratezza.

Poi accade come per le notizie ferali.

Parlare di una morte impressione. Se udiamo parlare di dieci, cento, mille morti, noi prendiamo la cosa come scontata, e non ci facciamo più caso.

Così è anche per le cose belle. Tutti diamo per scontato che Gesù è buono. Ma nessuno, o pochi, riflettono sulla sua bontà: tocca a lui esser buono, è affare suo e non nostro.

Il callo della sensibilità è più funesto del callo alle mani o ai piedi.

E questo callo ammorba, ci fa ripiegare sul nostro egoismo, ottunde il senso sociale. E si giunge al paradosso: il giornalismo, che avrebbe la funzione di promozione sociale, scade e finisce col diventare l’intossicazione sociale.

Gesù faceva del giornalismo parlato: e la gente era attratta dalle sue parole. Esse erano liberatorie, capaci di tagliare le gomene e di far volare.

GCM 09.12.09