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Giona insegna

Il libro didattico della Scrittura narra di Giona. Incaricato da Dio di andare a Ninive, la città grande, la capitale, il profeta si spaventa per l’immensità dell’incarico e scappa. Ricondotto sui suoi passi, Giona si reca a Ninive, e predica la conversione, minacciando la distruzione della città se i suoi abitanti non si fossero convertiti a Dio.  La voce giunge al re, e lui (strano per un grande della politica!) si mette a fare penitenza.

Pentito il re, si pente tutto il regno. E la città si salva dalla distruzione.

L’insegnamento è chiaro. Si devono convertire i governanti se si vuol salvare uno stato.

Nella Scrittura dell’Antico Testamento una considerevole parte è dedicata a consigliare i politici, perché si armonizzino con Dio. Non che essi debbano diventare sacerdoti o profeti; ma che da re si regolino secondo Dio.

La presente enfasi, in Italia, in Europa, in Turchia e altrove, per l’erezione di una laicità, che facilmente sfocia in laicismo ateo, porta necessariamente alla distruzione dello stato e delle nazioni.

Se, nel confezionare le leggi, non si guarda in alto, ma in parte (sociologia) o in basso (costume), la dissoluzione è garantita: dissoluzione di etica, di organizzazioni, di coscienze.

Anche la laicità dello stato ha un rapporto con la natura e, necessariamente, con Dio. Il laicismo disprezza ogni riferimento a ciò che lo supera. Il rispetto dei laicisti, più o meno libertari, per la religione, è una mera bugia. Il laicismo fa solo riferimento a se stesso, come unica fonte di etica. Ma quale etica? Anche quella che stabilisce la morte per chi si giudica inferiore?

GCM 24.02.10 - pubblicato 28.05.10