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Sapere e conoscere

12.03.12

Conoscere e sapere. Spesso vediamo che altri sovrappongono questi due verbi, quasi fossero una semplice variazione sinonimica.

La scuola post-cartesiana e post-illuminista si è impegnata, positivamente, ad allargare la conoscenza e, soprattutto, le conoscenze, fino alla creazione oceanica di conoscenze che è Wikipedia.

Più si conosce e meglio si domina. Più si domina e più si intensifica il nostro senso di sicurezza. Eppure rimangono sempre enormi sacche di non conoscenza in ciascuno di noi, nei politici, negli scienziati, nei giuristi e nei preti. Le sacche di non conoscenza (del passato, del presente, del futuro) non permettono una sicurezza totale. La conoscenza è sempre accompagnata dall’incertezza, anche dall’incertezza che la conoscenza sia autentica e completa.

La sapienza penetra nell’intimo della realtà, e anche della stessa conoscenza. Sapienza è gustare l’anima della realtà, immergersi nel reale per assaporarne la consistenza e il valore.

Mentre la conoscenza si arresta al vestito delle cose, le descrive  e le ricorda, la sapienza penetra il perché delle cose per trovare il loro giovamento, che nutre la gioia di vivere.

C’è una sapienza, ossia un gustare, che penetra non solamente le cose sperimentabili, ma anche quelle misteriose, che solo la fede scopre, e che l’amore (sapienza), penetra. Dio penetrato nel suo operare, nel suo salvare, nel suo amare: penetrato dalla fede, gustato dall’amore.

Allora si attua la sapienza totale. Nulla sfugge al potere gustativo, fisico e psichico e spirituale, dell’uomo. E’ la sapienza che viene da Dio e abbraccia l’universo.

GCM 11.09.11