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La fonte: Dio

03.04.12

Incontro molte persone di buona volontà, che si impegnano nel voler essere buoni cristiani (come si dice) e vivere da buoni cristiani. Sono molto attenti a tutti i particolari della loro vita: le preghiere, il trattare con le persone, le impazienze, il rispetto del proprio corpo, ecc. E, quando si accostano al sacramento della riconciliazione, accusano con attenta minuzia ogni anche minima disattenzione ai doveri che si sono imposti. Persone piene di buona volontà, tendenti a una meta impossibile: qurella di essre o almeno di diventare perfetti.

Essi si lamentano anche di non amare Dio e di non amare il prossimo.

Però dimenticano la radice del vivere cristiano, quella indicata da Giovanni nella sua prima lettera: “Questo è l’amore, ossia che Dio ci ha amato per primo”. C’è quindi il pericolo di pretendere di costruire una vita cristiana e perfino un amore di Dio, senza partire dalla radice: “Dio mi ama”.

Dio ci precede certamente come creatore, ma soprattutto Dio ci precede come amante. Lo scordare questa immissione di Spirito Santo in noi, ci fa correre il serio rischio di illuderci che la nostra vita spirituale, sia frutto tutto nostro e dei nostri sforzi. Essa è vita dello Spirito di Dio in noi. Se pretendiamo sia l’esito dei nostri sforzi, perfino encomiabili, non seguiamo l’esigenza che Gesù esprime come “Rinneghi se stesso|”

Rinnegare la pretesa di essere noi i costruttori della nostra vita, anche spirituale. Non ucciderci, ma essere obbedienti alle direttive di Dio, è rinnegare la pretesa di essere altro che creature di Dio. Altrimenti cadiamo nella pretesa di Adamo.

GCM 17.09.11