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Divertimento e felicità

Divertirsi ed essere felici sono opposti. Il divertirsi è rivolto all’esterno. L’essere felici è interiore. Divertendomi esco da me. La felicità è nel mio cuore. Mi diverto per dimenticarmi. Se mi raccolgo in me, scopro la felicità.
      L’uomo felice è interiorizzato. L’uomo divertito è esteriorizzato.
      Purtroppo alcune (solo alcune?) persone si convincono di incontrare la felicità attraverso il divertimento. Anzi credono che divertimento e felicità siano sinonimi.

      Questa confusione è alimentata e perpetuata dalla pubblicità e dal commercio. E il commercio ha tutto l’interesse a mantenere questa confusione. Infatti il divertimento non rende mai felici, però se un individuo si dà al divertimento, continuerà a ripetere il divertimento all’infinito nell’illusione di trovare finalmente la felicità. Con il risultato di non trovare mai il pieno della felicità, e in compenso facendo il vuoto in tasca.

La società dei consumi inganna: consuma e sarai felice.
      La società dei consumi è materialista, perciò non darà mai la felicità con la pace del cuore.
      Fin dalle famiglie e dalle scuole elementari si educano i bambini all’avere, al possedere, al consumare in fretta: non soltanto i panini, ma anche le scarpe e gli zainetti. Bambini destinati all’infelicità. Strage sicura di innocenti.

Il Natale ricco di "doni" è null’altro che Erode, il quale ammazza i piccoli.
      "Gesù Bambino, portami questo o quest’altro!". E’ Natale?
      Forse può diventare Natale se "questo e quest’altro" fossero un sincero e sereno segno di Gesù, segno del suo amore che viene mediato e interpretato dai genitori. Allora i doni sarebbero diversi e avrebbero un sapore diverso.

GCM, 21.12.03