HOME

Home > Societa' RIPENSARE > Articoli 2004 > Democrazia e tirannia

Democrazia e tirannia

Certo che fa sorridere chi con la più grande faccia tosta ( magari infiorettata da un risolino, che scimmiotteggia un sorriso) afferma che la democrazia è il luogo della libertà. E' vero, è la libertà di chi comanda: o per diritti dinastici o per elezione popolare (più o meno estorta con l'inganno). Chi comanda è libero di comandare, forse anche di scatenare una guerra.

Eppure questa non è "libertà del popolo".
Si ode affermare: "La maggioranza ci ha eletti, e noi dobbiamo realizzare il nostro programma".
     Sembra così ovvio! Però questa maggioranza è, per esempio, del 51% della popolazione. E il restante 49% non è più formato da cittadini? E poi realizzare il "nostro" programma, non coincide affatto con l'attuare il programma di tutta la nazione: così hanno sempre fatto i tiranni.

Nella cosiddetta democrazia - della quale gli USA dovrebbero essere il modello collaudato e perfetto - non è ancora entrato un elementare concetto di democrazia: chi viene scelto non è un vincitore (non è un re che ha vinto una battaglia contro un altro re!), ma un preferito ad altri, non per fare ciò che vuole lui (questa è tirannia bella e buona, anche se paludata da discorsi da imbonitori), ma per accudire al bene di tutta la nazione.
     Chi viene scelto da un'elezione, nello stesso momento non è più membro di una parte, che vuol prevalere sull'altra, ma uno che "media" l'interesse di tutti, proprio tutti, e difende le zone più deboli, a beneficio della comunità.
     Chi è scelto e impone il proprio programma di parte, esercita semplicemente una tirannia, orpellata di democrazia.
Guidare una comunità non è facile.

GCM, 18.11.03