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Profeti verso Gesù 

Nella liturgia cattolica o cristiana, si declamano spesso le profezie dell’Antico Testamento per indicare una continuità tra la profezia precristiana, e quella iniziata da Gesù, profeta di Dio e Parola di Dio, apice di qualsiasi profezia, che si possa trovare nelle religioni disperse nel mondo.

Ogni profezia umana o è reale suggerimento di Dio, o almeno è un presunto avviso di Dio, per avviare al Cristo, può essere vista o indirizzata verso la propria completezza, se riportata davanti alla Parola di Gesù. Sotto questo aspetto ogni profezia, anche quella pronunciata dopo la venuta di Gesù, può essere considerata pre-cristiana, ossia in attesa di essere “completata” dalla presenza e dalla parola di Gesù.

A noi cristiani non compete il compito di condannare le profezie, sorte o nell’ambito religioso o in quello filosofico, ma di completarle con la vita e con la parola di Gesù. Si possono considerare le profezie religiose, non come opposte (guerra di religione), ma come misteriosamente tendenti verso Gesù. “Una cosa ancora ti manca…”.

Lo sguardo di fede è sguardo di Gesù e dello Spirito partecipato all’uomo. Lo sguardo di Gesù è proteso non a combattere, ma ad abbracciare. “Non sono venuto per condannare, ma per salvare!”.

Mi chiedo se le stragi dell’Inquisizione o anche del Sant’Ufficio, erano per salvare o per condannare. Quando la Chiesa, organismo del Corpo di Cristo, si trasforma in “società perfetta” (vedi il Diritto pubblico del Cardinale Ottaviani), allora tutti i peccati, le incoerenze, le condanne, sono resi possibili, perché catalogati come “volontà di Dio”. Gesù è salvatore, non presidente del Sant’Ufficio.

05.03.17