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Obbedienza ambigua  

I farisei chiedevano a Gesù un segno che indicasse loro la via di Dio. Il segno era davanti ai loro occhi, ossia la stessa persona di Gesù, e non lo vedevano. Perché? Perché essi esigevano un segno secondo le loro aspettative. Per esempio, la liberazione dal dominio romano. Gesù però portava la vera libertà, da usufruire anche sotto il dominio romano, quella libertà vissuta e proclamata anche dai martiri cristiani: liberi di credere anche davanti al patibolo.

La nostra libertà interiore, nessuno ce la può impedire, come nessuno ha diritto di soffocare l’esprimere a parole questa libertà di pensiero, di parola, di vita.

La libertà interiore ed esteriore di Gesù è stata ostacolata, anzitutto dalle autorità religiose, che pur di sopprimere Gesù cercavano di allearsi al nemico giurato, i Romani, o la longa manus dei Romani, Ponzio Pilato ed Erode. Fu ed è la solita storia: i nemici che si associano per combattere un nemico inviso a tutti e due (Hitler?), per poi, sconfitto quello, azzuffarsi tra loro due (USA e URSS?).

Contro Gesù fecero altrettanto. Sacerdoti e Romani, per poi riprendere la lotta tra di loro, fino alla distruzione di Gerusalemme.

Gesù, combattuto, e vinto sotto un certo aspetto, si trasforma nel vincitore inattaccabile dopo la Risurrezione. Perciò la nostra fede e la nostra speranza sono radicate nella Risurrezione di Gesù. Qualunque prova dobbiamo affrontare: prova procurataci da “amici” e da nemici. La Risurrezione di Gesù ci rende liberi, anche dai “doveri” del cittadino (come fecero i martiri romani che disobbedivano agli imperatori!) o del monaco (come fecero tutti i riformatori ecclesiastici… e Madre Teresa?).

13.02.2016