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Il potere delle cose

Oggi mi incontro con un termine finora a me sconosciuto, ma passibile di riflessione: empowerment. Avere il potere. Ogni situazione può indicare un potere. Però questo termine è ora impiegato a favore dei poveri e dei sofferenti. La loro stessa povertà attribuisce ai poveri proprio un potere morale, spirituale e sociale.

Il sofferente prende coscienza che la sua stessa sofferenza, è un titolo di forza davanti a Dio e davanti alla società, a ogni società finanziaria, politica e religiosa. Il povero deve vedere la propria povertà come la fonte del suo diritto a trasformare la società, ora dominata dai potenti e dai poteri.

La forza dei poveri, che racchiude ogni povertà, deve spingere a esigere il riconoscimento della propria forza, non di ribellione (Marx), ma di eguaglianza umana.

Per noi, cristiani, la cosa, in linea di principio e di teologia, è abbastanza ovvio questo potere, attribuito non dalle società, ma dalla povertà stessa. “Beati i poveri, perché essi posseggono il regno dei cieli”. Il cristiano credente, trova la radice nella realtà della croce di Gesù. La croce è l’adito al potere della risurrezione. Ogni croce è riassunta nella Croce.

Questo potere rende serena ogni azione, e lecita, per rendere giustizia ai poveri. Serena: una lotta chiara, non violenta, e, soprattutto, non criminalizzata dalla forza dei poteri che dettano perfino leggi morali, pur di opprimere la coscienza del povero, del sottoposto.

Quanti sensi di colpa nel povero, quando vede immorale la propria azione, perché così decreta la morale oppressiva dei potenti! La libertà, per la quale Cristo ci ha liberati, è fondamentalmente la libertà dalla Legge (Paolo).

12.10.16