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Verità non accondiscendenza

Gesù è pieno di comprensione per le nostre debolezze, ma non è accondiscendente con i nostri errori: non può esserlo, perché lui è la verità.
Il primo grosso errore, che riusciamo a perpetrare nei suoi riguardi è quello di misconoscerlo. Accettare lui oppure rifiutarlo, è questione di vita o di morte… eterna. Da questo punto di vista si comprendono le posizioni ferme di Gesù, i suoi discorsi estremi. “Non sono venuto a portare la pace, ma la divisione”: figlio contro il padre, figlia contro la madre e… perfino suocera contro nuora.

Gesù sapeva che il suo “beati” non era indicazione di acquiescenza, ma di stimolo a imboccare la strada corretta e giusta. Gesù ci ama e perciò ci stimola. Lo stimolarci di Gesù è quello di una persona che conosce le nostre capacità, e, per onorarle, le vuole attive.
È vero, il suo stimolo non è a punte di forcone, ma a forza di dolcezza. “Venite alla mia scuola, perché il mio insegnamento è dolce, e il mio carico è leggero”. Anzi è leggerissimo, perché pur di farci operare secondo lui, infonde in noi lo Spirito, forza e amore di Dio.
Gesù attira per farci agire. Il Vangelo è una serie di attenzioni di Gesù per attirarci e dalla sua parte e alla sua persona.

La stessa preghiera, vissuta nella gioia del contatto affettuoso con il Padre, è un modo di attirarci a Gesù e al Padre e allo Spirito.
La chiarezza di Gesù non è severità, ma onestà, che indica la strada sicura, la definisce, e indica anche le conseguenze della deviazione da essa … per non perderci.

21.05.19