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Dio rispetta la festa?

Ricordati di santificare la festa: è un precetto della chiesa. Pur di santificarla mi è noto che – almeno in quel tempo – nei seminari tedeschi non si studiava durante la domenica. È precetto.
Poi leggo nel Vangelo di Giovanni che Gesù in giorno di festa guarisce e comanda al paralitico guarito di “lavorare”, trasportando la sua branda.
Alla fine Gesù assicura che il Padre non si astiene dal lavoro nemmeno in giorno di Sabato, il giorno sacro per gli Ebrei.
È chiaro: il Padre non è tenuto a obbedire ai “precetti” dei sacerdoti ebrei. I precetti ai quali il Padre si attiene è soltanto la sua volontà, e trasmette questa volontà al Figlio reso uomo. Esattamente come in cielo, così in terra.

Lo stile libero di Dio, incarnato nel Figlio Gesù.
Conseguenza: disobbedire tranquillamente ai precetti?
Forse non è così. Gesù stava “obbedendo” a un “precetto della Legge”. “C’era una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme”: è questo l’incipit dell’episodio della guarigione del paralitico (Gv 5, 1). Gesù stava seguendo un’usanza stretta della religione di allora.

Però si trova davanti a un caso grave: l’uomo! Un uomo in grave difficoltà. E quella presenza ricorda a Gesù che c’è qualche cosa che supera il precetto del “santificare la festa”.
Nella gerarchia dei valori l’uomo è superiore al precetto sacerdotale, perché sempre il sabato è per l’uomo, a servizio dell’uomo, e Gesù si sente superiore al sabato.

29.09.19