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Terrore e amore

La nostra riconoscenza a Gesù è sempre attiva. Egli ci ha fatto uscire dalle strette della paura davanti a Dio, paura incutata anche dai catechismi della Chiesa cattolica (per fortuna, essi non sono dogma!) e dai rigurgiti di ebraismo nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità.

Nelle religioni e nell’Antico Testamento serpeggiava la concezione del Dio corrucciato, che esigeva sacrifici per essere placato, almeno un po’ e per breve tempo.
Con Gesù finalmente è rivelato Dio per ciò che è, non per come è descritto nel senso tragico delle religioni. Infatti la nostra preghiera (Padre nostro!) non è rivolta a un Dio minaccioso da placare, ma a un Padre da allietare, grazie alla presenza di figli che si rivolgono a lui.

Dal terrore alla gioia. Dal tiranno al Padre.
Gesù ci assicura con il suo presentare Dio, perché solo lui “viene dal cielo” e ci comunica quanto lui ha già visto “nel cielo”. Altri devono indovinare Dio, e lo sottomettono ai propri schemi mentali e sociali (sempre dopo il peccato di Adamo, che si nasconde da Dio!). Gesù ci comunica semplicemente il Dio reale, perché riferisce ciò che ha veduto e che vede-.

Il terrore di Dio nasce dalle nostre fantasie (timor fecit deos), l’amore di Dio nasce dalla realtà. Testimone diretto di tale realtà è colui che “vede” il Padre.
È presunzione e peccato contro la realtà, l’oscurare Dio dietro la tenda della punizione, che segue la legge e le leggi (anche ecclesiastiche).

16.05.19