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Farina da ostie?

Meditando, dopo averlo letto, sul capitolo 8 di S. Giovanni, incontriamo Gesù non calmo del tutto, durante una polemica interminabile.
Mi sovviene in mente una frase, applicata a bambini irrequieti e contrastanti: “Non è farina da far ostie”.
La stessa frase mi sembra si possa applicare a Gesù polemico. Eppure lui diventa “ostia”, quando lui vuole.
La polemica di Gesù, testarda che esprime sempre nuovi concetti contro le inconsistenti obiezioni dei “Giudei”.

La vivacità polemica di Gesù, non è a difesa delle idee, ma a sostegno della realtà. Anche di se stesso, in quanto realtà “decisa dal Padre”, ossia da “Colui che mi ha mandato”.
I Giudei si arroccano dietro il passato (figli di Abramo, discepoli di Mosè), Gesù li invita a guardare il presente di Dio, che è lui stesso.
Gesù non rinnega il passato, ma lo presenta dinamicamente, guardando il suo sviluppo nel presente: “Prima che Abramo fosse, io sono!”.

Grammaticalmente la frase non regge: lo vedono anche gli scolari delle elementari.
Gli esegeti vedono in quel “Io sono” la indicazione di Jahveh: “Io sono che sono”. Gesù richiama un presente, che non entra nella coniugazione verbale dei tempi, perché non è misurabile dal tempo e dallo spazio.
E proprio a questa “inconsistenza” spazio-temporale, noi affidiamo la nostra fiducia e il nostro appoggio.
Gesù polemizza per educarci ad ammettere che le nostre misure sono insufficienti, quando si tratta di prendere “serio” contatto con la parola di Gesù.

10.08.19