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Disperati

Come sfuggire alla disperazione? La disperazione è una malattia, che sorge dall’inquietudine del cuore. Quando una persona si sente nel buio e nel vuoto, e, dentro di sé, smarrisce ogni luce, cade nel baratro, senza luce e senza appigli.

Allora l’esito è fatale: aprire le porte al nulla, oppure cercare appigli illusori. Lasciarsi andare nel buio, o immaginare possibili soluzioni, che illudono e non arrivano mai. Suicidio oppure pazzia.

 La pazzia non sta soltanto in quelle persone che non ragionano come noi. Essa è molto vasta: ogni realtà non reale, ogni aggrappamento a idee, pratiche, medicine, che pensiamo che possano guarire l’ansia del nulla, sono vere e proprie pazzie, sebbene approvate dalla società, e quindi indice indiscutibile di pazzia collettiva, di psicopatologia sociale.

Sono pazzie l’alcool e le droghe, l’eccesso sessuale e il ricorso a pratiche di distensione...quando pretendono di ridare serenità alle persone.

“Il mio cuore è inquieto e smarrito, se non riposa in te”: Agostino di Tagaste.

L’angoscia esistenziale si supera riconducendo l’esistenza a quel punto fondante da cui si è staccata. Ma proprio perché staccata, ha perso l’energia basilare che percorreva l’uomo, quand’era unito alla sua fonte.

Il “Paradiso perduto” (Milton) è perduto, se dal Paradiso non sbuca una mano che riacchiappi il ramingo e lo riporti con sé.

La disperazione è oscura pazzia, precipizio del vuoto, peccato della nullità. Eppure una speranza resta. Non speranza nelle nostre forze, nei nostri divertimenti, nella nostra scienza, ma in quella mano che, unica, ci può salvare, e che ha il nome di Gesù.

GCM 07.05.06