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Contagio di Dio

Nell’opporsi alla pretesa dei Sadducei, che rifiutavano la risurrezione dai morti, perché per essi i morti sono meramente morti e nulla più, Gesù affermava che i morti sono vivi ancora, perché Iddio si dichiara Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. E questo per affermare che Abramo, Isacco e Giacobbe erano vivi. Vivevano perché erano stati assunti da Dio. Ma vivevano anche perché Dio era loro, “di” loro.

Vivi perché sono di Dio. Vivi perché Dio, vita infinita, comunica se stesso a coloro che sono suoi, oppure dei quali egli è Dio.

Dio è felicemente contagioso. Chi lo tocca, o - meglio - chi è toccato da lui e accetta liberamente il suo contatto d’amore, è penetrato dallo Spirito di Dio, in maniera così profonda, che lo Spirito del Padre diventa il suo Spirito.

Allora la vita del cristiano è una vita pervasa dallo Spirito. Si vive secondo lo Spirito. Noi siamo contagiati da Dio, poiché il suo Spirito è nei nostri cuori.

Di conseguenza il nostro agire non è diretto da precetti etici o morali, non da leggi di qualsiasi tipo (le leggi sono per gli immaturi, sono in qualche modo meramente preparatorie allo Spirito: vedi ciò che scrisse Ireneo), ma dalle esigenze intime, che lo Spirito fa germogliare e fiorire in noi.

Infatti Gesù dice: “Siate misericordiosi perché il vostro Padre è misericordioso”. La nostra non è una misericordia che copia un modello (misericordiosi come il Padre), ma una misericordia causata dalla pienezza di Dio, che è entrata in noi grazie alla presenza dello Spirito.

Il nostro agire non è un essere virtuosi secondo i dettami aristotelici o stoicisti, ma un viverci figli uniti a un Padre amorevole e giusto di giustizia divina.

GCM 10.06.06