Gesù vivo
Cinquant'anni fa scrissi alcune note su "Quelli che l'incontrarono", ossia sui personaggi che occhieggiavano il Vangelo. Come molte altre persone, in quel periodo, io consideravo Gesù una figura a tutto tondo e stilizzata, intoccabile. Le affermazioni della cristologia, da me studiata nel curriculum professionale, erano assolute e obbliganti da impedirmi di guardare le dinamiche psichiche di Gesù, per rivolgere l'attenzione esclusivamente sulle dinamiche di chi l'avvicinava.
Il Cristo della speculazione astratta vinceva sul Cristo della vita. E il Vangelo mi serviva più per soffermami a guardare quelli che l'incontrarono, che non l'incontrato Gesù. Non mi era chiaro ancora che il Vangelo era scritto per conoscere, amare e conformarmi a Gesù, e non per imitare Pietro o Natanaele.
Oggi considero gli incontri narrati dal Vangelo sotto il duplice aspetto: in Gesù e negli altri. Perché la dinamica psichica che s'accende in un incontro coinvolge tutti gli attori dell'incontro. Osservo le persone che lo incontrarono per ringraziare Dio del dono loro concesso nell'incontrare Gesù e per la dinamica svegliata in loro da quell'incontro. Ma soprattutto mi immergo nello scrutare il movimento psichico di Gesù, perché in esso scopro le modalità e le dinamiche di Dio, quando ama.
È meno importante sapere se tutto ciò che narra il Vangelo sia scritto con i carismi della critica storica. Mi avvince di più scoprire quelle dinamiche vitali, che gli evangelisti hanno svelato nell'uomo Gesù, il quale resta sempre la versione umana di Dio.
Mi diletta e mi alimenta scoprire Gesù. Sono passato dal Gesù speculativo della astrazioni della teologia che studiai e che tuttavia apprezzo, alla visione del Gesù ammirato e amato, fino all'internarmi nella dinamica psichica del Gesù, che vivendo in questo evolversi del tempo, acquista spessore umano man mano che egli cresce. Non disdegno, anzi!, le speculazioni della cristologia, ma mi consola soprattutto il perdermi nell'uomo Gesù, mio modello.
GCM, 10.06.03
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