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I fan di Gesù

I fan, gli ammiratori non amano, ma si illudono. L'oggetto della loro passione, il divo che finge al cinema oppure il divo che caccia in rete un pallone, è sempre distante da loro. Lo devono immaginare. E allora un fan è entusiasmato da ciò che immagina, ma non accosta, cioè è entusiasmato dalle proprie fantasie.
A distanza non si può amare nessuno. Neppure Gesù, il quale per essere amato si fece uomo. Non un Dio a distanza, né sull'Olimpo, né sull'Oreb. Anche Gesù ha i suoi fan (Walter Chiari lo sbandierava, parlando di sé e di Luttazzi); di Gesù si è cantato che è una superstar. Però qui sta il grande imbroglio. Gesù non è venuto per farsi ammirare, ma per salvare.

Nella sua vita, quando si facevano avanti i suoi ammiratori, lui li freddava. Ci fu perfino chi lo volle eleggere re. E lui scappò.
L'ammirazione soddisfa e illude l'ammiratore, ma non influisce per nulla sul reale rapporto umano tra ammirato e ammiratore.
Gesù è venuto a salvare. Le lodi lo infastidivano, l'accoglienza lo catturava. "Ti lodo, Padre, perché i piccoli mi comprendono!".
Spesso l'accoglienza di Gesù è compiuta nella discrezione. Nicodemo di notte, la samaritana sola presso il pozzo, Maria di Betania ai piedi del Maestro
Altre volte l'accoglienza è compiuta davanti ad alcuni. I primi apostoli credono, dopo aver assistito alla trasformazione dell'acqua in vino alle nozze di Cana. "Vi ho chiamato amici, perché a voi ho detto…".
Alle masse non si confidava. Aveva sfamato 5.000 uomini: nessuno di questi si fidò del suo discorso nella sinagoga di Cafarnao.
Solamente dopo la risurrezione, quando non ci potevano essere più malintesi, Gesù si mostra a 500, che diventano "fratelli", come scrive Paolo.

GCM 13.05.03