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Vittima del sospetto

Sto costatando quali urti deve aver sopportato Gesù, quando proclamava il suo pensiero, o altre cose ovvie.
Ho udito un tale che a delle persone sospettose su di lei, disse semplicemente che chi sospetta deve prima di tutto guardarsi dentro di sé ed essere aiutata del proprio confessore.
Questa è una semplice ripetizione, leggermente tradotta, del "chi è in sospetto è in difetto", o, in termini più sapienziali "prima di guardare la pagliuzza dell'altro, guarda la trave tua".
Ne è sortito un putiferio, con urla, con accusa di essere offesi, come se il sospettare senza nessun motivo non fosse stata una grossa offesa verso il sospettato. Ebbene, proprio questa reazione esagerata dimostrava che si era stato toccato il segno, che era stato raggiunto il punto debole.

Gesù quanto volte ai farisei e ai sadducei avrà detto queste frasi. E quale grandine di improperi avrà dovuto subire. Dire la verità è sempre pericoloso, nel paese della menzogna. Se poi uno vive nel sospetto o nella paura di non essere lodato e venerato a sufficienza, allora ogni atto o parola vengono scambiati per delitto di lesa persona, se si tratta di un pari sociale, o di lesa maestà, se si tratta di uno un po' su sulla scala sociale, fosse pure un caporale.

Gesù, se avesse voluto cavarsela, avrebbe dovuto dire e fare menzogne, per accontentare i potenti sospettosi di turno.
Invece andava avanti per la sua strada, mantenendo le proprie convinzioni.
Infatti l'arrabbiatura dei nemici e dei sospettosi, pretenderebbe di far cambiare idea a chi dice la verità, perché il sospettoso ha paura della verità. Ma chi vede le cose nel loro intimo, sente che le proprie idee non sono neppure sfiorate dall'acredine del sospettoso, che si rode in se stesso, rodendosi si consuma, consumandosi si allena a distruggere gli altri.
Gesù fu eliminato, perché non era possibile superare la sua bontà e la sua intelligenza, che gli invidiosi e i sospettosi temevano.

GCM, 07.04.03