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Il conforto

Perché Gesù definisce confortatore il proprio dono agli uomini, un dono che egli, una volta risorto, attinge dalla vita in comune con il Padre?
     Confortare, non è un elemento dolcificante: è un rafforzamento. Anche quando Gesù guarisce, indica: "prendi il tuo lettuccio e fila a casa tua". Il confortatore è una presenza che non sostituisce, ma accompagna. Spirito di Dio: cioè forza del Padre che ama, e del Figlio che ci ha sperimentati con il suo vivere tra di noi e con noi.

Ma a Gesù, una volta ricuperato il suo posto nell'unità con il Padre, non è bastato il vivere con noi e tra di noi: egli ha voluto procedere attraverso il vivere "in" noi.

Perciò lo Spirito che Gesù ci ha mandato, attingendolo dal Padre, penetra in noi e diventa "l'anima della chiesa". Dentro la sua chiesa, dentro ciascuno di noi, chiesa.
     Conforto, e in conseguenza di ciò, consolatore.

Noi spesso cerchiamo la consolazione in modo passivo. Non muoverci affatto eppure star ugualmente bene. Ricorrere dal medico, perché lui ci curi, ma non attenerci alla dieta. Andar dal confessore, perché lui ci assolva, ma non impegnarci. Frequentare il terapeuta, aspettando che i malanni svaniscano per incanto.
     Per Dio non è così. Gesù infatti ci manda un "Avvocato", perché lui ci assista. Ci manda un conforto, affinché noi ci rinforziamo e camminiamo.
     La consolazione è un frutto del conforto, non una sua sostituzione.

Le via è stretta. L'ultima strettoia della vita, quella più stringente, è l'angoscia della morte, ossia del trapasso.
     Ma poi s'allarga la consolazione. Dio ci conforta, affinché poi noi ci sentiamo consolati.
     Gesù è con noi sempre. E il suo vigore di Spirito Santo ci sospinge.

GCM, 16.04.02