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Padre misericordioso

Il Nirvana cristiano  illumina il punto di arrivo, che il nirvana indù non era e non è in grado di individuare, pur essendo spinto dalla dinamica della probabile rivelazione iniziale. L'indù sembra disperdersi nel suo sfociare ultimo, il cristiano invece arriva finalmente nell'abbraccio finale, che ha un "volto": il Padre.
     Dal Padre veniamo, al Padre ritorniamo.
     Dal Brahma ci si stacca, al Brahma si confluisce. Il Brahma non ha individualità. Il Padre ha un "volto".
"Nella tua luce vedremo la luce!".

Inoltre la stessa dinamica, che  spinge il muslim, spinge anche il cristiano. Cioè il bisogno di un unico riferimento stabile. La dispersione tra molti riferimenti rende insicuri.
     Il cristiano respinge la pluralità degli dei, perché nessuno di loro è assoluto. Anche quando gli dei sono gerarchizzati tra di loro in un Olimpo greco, o in un politeismo mesopotamico o induista, non sono stabili, poiché nessuno di essi è assoluto.
     Anche il muslim aborrisce dalla pluralità degli dei per il bisogno di assolutezza. Addirittura assomma tutti i titoli divini (che possono venir attribuiti singolarmente a molti dei), indirizzandoli verso l'unico Allah.

Il cristiano, dopo la rivelazione di Gesù, che rivela ciò che sta "nel seno del Padre", s'accorge di un'unità dinamica in sé, che poi espande l'intimo dinamismo nel creare, nel santificare, nel glorificare.
     Il Dio statico, fermo nel proprio manto unitario, non è concepibile dal cristiano. Questi supera e completa la visuale ebraica e quella musulmana (tanto simili tra di loro, sotto questo aspetto, che necessariamente si presta ad accozzare), penetrando nell'intimo dell'Uno.
     Il "misericordioso" del Corano, il cristiano lo scopre svelato apertamente nel "Padre misericordioso". Di più: il Padre amante. La stessa tensione per i muslim si ferma al misericordioso, per i cristiani approda nel Padre.

GCM, 06.07.03